L’esodo giuliano-dalmata tra storia e sport

Il docufilm “La Corsa del Ricordo. Un viaggio tra storia e sport” è stato realizzato su un soggetto di Fabio Argentini e Michelangelo Gratton, il quale della pellicola ha curato anche la regia.

La storia viene celebrata attraverso la testimonianza di due esuli. Una novantenne – Giovanna Martinuzzi – che, nel quartiere Giuliano-Dalmata di Roma, è stata la maestra di tutti i bambini per tantissimi anni. Lucido il suo racconto, vivi i suoi ricordi di una terra amata, dell’esodo e dei momenti drammatici vissuti. Insieme con lei, Abdon Pamich, indimenticato campione di Marcia, Oro olimpico a Tokyo ma, soprattutto, sul podio agli Europei di Belgrado, al cospetto di Tito, tanti anni dopo la fuga da Fiume.

«Il docufilm sulla Corsa del Ricordo e sull’esodo – spiega ancora la Prof.ssa Schürzel – significa condividere un ideale, un sentimento identitario di italianità. Una storia di cultura, tradizioni e lingua.

L’ANVGD ha sostenuto sin dal principio la Corsa del Ricordo, che prima si disputava solo a Roma e adesso anche a Trieste, con la volontà di raggiungere anche altre città, e ha promosso il docufilm. L’abbiamo vista crescere questa manifestazione, anche per quanto riguarda la marcia amatoriale. È commovente ogni anno, prima dello sparo di partenza, vedere centinaia di persone, tra atleti professionisti e amatori, associazioni ed esuli, intonare insieme l’inno italiano con senso vero di appartenenza ».

Il docufilm, un riuscito mix di immagini d’epoca e di oggi, tra storia, attualità e sport, è impreziosito dal messaggio che ha voluto regalare a questo evento, anni fa, Egea Haffner da tutti conosciuta come la bambina con l’ombrellino e la valigia in mano con la scritta “Esule Giuliana”.

«Anche grazie allo sport possiamo ricordare…», dice invece Nino Benvenuti che chiude il film con una frase tratta da un suo intervento prima di una corsa. «Noi condividiamo una storia – aggiunge la Schürzel – non una memoria nostalgica, ma una memoria di una storia triste, negata e molte volte anche infangata. E in questo c’è grande senso civico e civile nella gente del confine orientale. Scegliere la via dell’esilio, abbandonando le proprie radici per mantenere l’identità italiana e condividerla con gli altri è stata una scelta grande che, peraltro, nel corso del tempo, nessuno tra i nostri genitori o nonni, ha mai smentito o se ne è pentito. Anche chi è rimasto lì in Croazia e in Slovenia mantiene la tradizione che noi condividiamo con “i fratelli di là del mare”. A dividerci c’è solo il mare, che può tenerci distanti, ma allo stesso tempo, può unirci», conclude la dirigente dell’ANVGD (Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia).

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